Piazza Gasparotto a Padova: un campo di sperimentazione

(foto copiu.it)

Piazza Gasparotto a Padova è un posto da guardare con attenzione per capire alcune possibili traiettorie delle nostre città. In questo spazio infatti qualcosa è successo: da spazio dismesso a collettore delle migliori energie sociali della città. 

Sebbene siamo proprio nel bel mezzo di quel qualcosa, proverò a tracciarne alcuni tratti, a partire dalle dinamiche del contesto. Sarà l’ambito da dove muove il mio lavoro di ricerca di quest’anno, che attorno ai temi della rigenerazione urbana e dell’innovazione sociale darà corpo al percorso di riattivazione di uno degli immobili di questa piazza.

Cerniera, enclave, Piazza

Piazza Gasparotto si trova in una zona della città “cerniera” tra l’area storica e quella nuova. Uno spazio strano dicevo, perché ci troviamo a trattare con una piazza piccola, un enclave tra edifici a uso direzionale molti dei quali sfitti, non troppo riconosciuta anche se sfiorata ogni giorno dal passaggio di migliaia di persone.

Il contesto è l’area a sud della stazione dei treni, un’area che ha vissuto un rimescolamento sostanziale della suo carattere, ad oggi difficile da ricondurre a schemi di lettura consolidati. É utile riprendere le vicende degli ultimi anni. Dagli anni ’60 la vocazione residenziale dell’area si consolida attorno ai numerosi insediamenti direzionali nati in quegli anni, a fianco delle residenze preesistenti. L’area mantiene questo utilizzo per le tre decadi successive; si modifica gradualmente il contesto sociale attorno: reti e relazioni più difficili da decifrare che restituiscono alla fine del ‘900 un’area contesa tra il suo utilizzo storico e quello di quartiere multiculturale.

Come altrove: i quartieri stazione

Questa dinamica è la stessa di numerose altre città, alcune molto vicine (Vicenza, Mestre). Sono i quartieri delle stazioni ferroviarie, con traiettorie e vicende urbane simili. Negli ultimi 20 anni la dispersione abitativa verso i comuni di cintura accopiato a un rapido crollo dei valori immobiliari hanno favorito l’arrivo di nuovi abitanti, perlopiù migranti, attratti da una zona di città già infrastrutturata di servizi.

Tra i diversi effetti, la locazione di questi immobili a nuovi soggetti non si è accompagnata però alla necessaria manutenzione. Ciò ha portato alla graduale perdita di qualità degli edifici residenziali e degli spazi commerciali, con l’innesco di una dinamica autoalimentata di degrado fisico e abbandono di molti immobili difficilmente collocabili in questo nuovo assetto.

Da qui però parte una storia diversa

Per molte ragioni, questi quartieri rientrano nel dibattito sulla rigenerazione delle città. Accostati con facilità al tema della “riqualificazione” delle periferie perché confrontabili per alcuni prodotti più evidenti al senso comune: abbandono, scarsa qualità urbana, fenomeni di microcriminalità.

Gli stessi di Piazza Gasparotto. Da qui però parte una storia diversa, e sarà importare comprendere le vicende che dal 2014 hanno invece restituito un’area a un utilizzo diverso. Una piazza diventata un campo di sperimentazione di dinamiche sociali innovative capaci di riattivare uno spazio pubblico dismesso. Buona parte del lavoro di ricerca sarà anche qui: quali sono stati i fattori e gli inneschi che lo hanno permesso?